L’Altra Sardegna: i rivoluzionari abiti del 1800

Come immaginate la Sardegna nel 1800?

Le rivoluzioni culturali passano anche attraverso gli abiti e così avvenne al tempo.

State per scoprire un’isola diversa, in cui agli abiti identitari, le donne sarde (non tutte) preferirono giacche parigine di pelliccia; cappelli con pizzi, fiocchi e piume.

Incredibile vero?

Ecco l’Altra Sardegna, anzi, l’Altra Moda.

L’altra Sardegna: quella degli abiti del 1800

abiti del 1800 in Sardegna
Gli abiti del 1800 in Sardegna

Il perpetuarsi di tradizioni millenarie avvolge la Sardegna in un’aura leggendaria dove termini sterili come “immobilismo” possono trovare spazio.

È un tranello concettuale, un mito sfatato dalla storia, quello di un’isola “allergica” alle suggestioni di altre civiltà intendo.

Anche la riverenza nutrita verso una delle più alte espressioni dell’identità culturale sarda, cioè gli abiti tradizionali, ha subito eccezioni del corso delle varie epoche.

C’è stato un tempo in cui una moda straniera, partita dall’Europa nel XIX secolo, influenzò l’abbigliamento tipico sardo e lo sostituì.

Rievocando le donne sarde del 1800 le si immagina indossare gonne e grembiuli variopinti; corpetti pieghettati; una cuffia o uno scialle sul capo.

Gli uomini sardi con la berrìtta (berretto, ndr) di lana, il gonnellino e i cambàles (gambali, ndr) in orbace.

Se esistesse uno spioncino per guardare aldilà del tempo, osservare il viavai di persone fra le strade di Bosa, ad esempio, nell’Ottocento, si scoprirebbe un’altra realtà. Anzi: un’altra moda, importata dalle classi benestanti.

Uno scritto del giurista Felix Despine, di stanza a Cuglieri nel 1858, rende l’idea della varietà di abiti indossati all’epoca.

A BOSA

«L’elegante abbigliamento cittadino si mescolava con i severi abiti dei religiosi e i costumi di tutte le persone. Gente di Sassari, Nuoro, Torralba, Planargia, Osilo, Oristano ed altri eventuali luoghi ancora con i loro costumi, ogniuno con le varianti che li contraddistingueva. Gonne scure adornate con una banda di seta colorata, gonne rosse o gialle, veli chiffon, veli di seta grezza con paillettes e ricami d’oro o d’argento […]».

Definisce elegante, l’abbigliamento cittadino rispetto ai costumi tradizionali, il Despine.

Fotografa una Sardegna divisa sul fronte della moda, in cui il concetto di eleganza si legava a quello di nobilità o borghesia e agli abiti “alla tzivile(alla civile, ndr), come era in uso dire all’epoca, indossati dai ricchi, contrapposti a quelli “alla sardesca” (termine in uno nello stesso periodo, riportato dal dizionario Angius-Casalis, ndr) indossati dai poveri.

Una Sardegna tuttavia sfaccettata, aperta alle novità, che accoglieva le tendenze d’oltremare e sfoggiava giubbini etnici accanto a giacche parigine di pelliccia; cappelli con pizzi, fiocchi e piume accanto a fazzoletti di umile fattura; vedeva sfilare galantuomini in gilet e pastori con mantelli in orbace.

La moda dell’Ottocento in Sardegna

abito sardo 800
Antico abito della Sardegna del 1800

Le dame sarde si interessavano di stile già al tramonto del 1700.

Commissionavano abiti di alta sartoria a riviste come Il Corriere delle Dame, che vendeva vestiti per corrispondenza tramite l’utilizzo di cartamodelli.

Gli abiti riflettevano ancora l’abbigliamento dei sovrani, perché fino al 1857, anno in cui si affermò il primo stilista della storia, il britannico Charles Frederick Worth, seguire la moda significava copiare gli sfarzi di corte.

Si indossavano, ad esempio, abiti simili a quelli di Maria Antonietta d’Asburgo-Lorena, regina di Francia e di bellezza.

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Testimone delle rivoluzioni che interessarono la moda nel corso del 1800 fu il guardaroba.

Dalle forme longilinee degli abiti in stile impero si passò alle principesche crinoline, sottostrutture rigide che sostenevano la gonna aumentandone il diametro anche fino a sette metri.

Dalle mezze crinoline, che spostavano il volume dell’abito solo sulla parte posteriore ai sellini, aventi stessa funzione ma forma diversa, più tondeggiante.

Durante la Belle Époque, per stare al passo coi tempi, le donne sarde portavano ombrelli orientaleggianti e calzavano scarpe in raso.

Le popolane inserirono addirittura motivi geometrici ed esotici sugli abiti tradizionali, perché erano in voga.

Parte di questo abbigliamento è giunta fino a noi grazie al Carnevale, occasione in cui (sopratutto a Bosa) si utilizza per mascherarsi.

Abili ricostruzioni di abiti d’epoca destano meraviglia, in film come Titanic e Via Col Vento.

Gli originali però, benché passati di moda, fanno semplicemente sognare.

Vestire in Sardegna fra 1810 e 1830

mostra abiti sardegna 1800
La mostra sugli abiti in Sardegna nel 1800 allestita presso il Museo di Tresnuraghes

 

 

 

 

 

 

 

 

La mostra temporanea “L’altra moda. Vestire in Sardegna fra 1810 e 1930”, allestita nelle sale del Museo Casa Deriu di Tresnuraghes, ripercorre la storia della moda maschile e femminile nell’isola durante il corso del 1800.

Gli oltre trenta abiti esposti, tutti originali e provenienti da Bosa, Cuglieri, Tresnuraghes e altri comuni, sono stati forniti da famiglie riconducibili all’alta borghesia di un tempo, che importò in Sardegna le tendenze d’oltremare recepite dal cuore dell’Europa, in particolare dalla città di Parigi.

L’esposizione include capi di abbigliamento da passeggio, da sera e da ballo; capi intimi; accessori come scarpe e cappelli, nonché un’ampia collezione di riviste di moda d’epoca.

Curata da Pier Tonio Pinna e Antonella Unali potrebbe essere prorogata o diventare permanente.

Per info e prenotazioni, consulta la PAGINA FB DEL MUSEO CASADERIU DI TRESNURAGHES