Perché la Peonia in Sardegna è chiamata “rosa delle streghe?

I fiori della peonia sono bellissimi e vantano numerose proprietà officinali.

Al contempo, però, questa pianta suscita diffidenza, poiché la tossicità di alcune sue parti, mista alle superstizioni che la riguardano fin dall’antichità, ne fanno in Sardegna “la rosa delle streghe” (rosa de Coga, ma anche Unrga de Tsurrulìu, cioè unghia di uccello rapace e altri nomi).

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La Peonia: una Magica Rosa di Montagna

la peonia in Sardegna
Fiore di peonia

 

La peonia, che spesso ricorre nei ricami dell’artigianato sardo, è una pianta che predilige le aree montane dell’isola.

non a caso è detta anche Arrosa de Monti e colora tra aprile e maggio, solo per 20 giorni, le alture del Gennargentu, del Limbara e del Linas con i suoi fiori dai colori accesi, che vanno dal rosa al rosso porpora intenso.

A differenza della “regina dei fiori”, la rosa, la peonia non presenta spine.

Ha una corolla regale e vistosa, semi piccoli, neri e lucenti, tanto che il filosofo greco Eliano la soprannominò “luce luminosa”, in riferimento al bagliore della luna.

Ed ecco che molti nomi assunti dalla peonia richiamano il significato di luna, perché già all’epoca di Plinio il Vecchio veniva utilizzata come rimedio per gli epilettici, noti come “lunatici”.

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Anche nella medicina popolare sarda si conoscevano le virtù narcotiche della peonia.

Il decotto della pianta veniva impiegato come antisterico, mentre l’infuso del fiore e della radice come cardiotonico.

Peccato, però, che durante la caccia alla streghe (XV-XIII Sec.) si diffuse la credenza che le kogas usassero ungenti di peonia per alzarsi in volo (o mettere in atto la metamorfosi).

In Sardegna è anche detta “rosa delle streghe”

 

La superstizione vuole che le streghe ungessero di elisir di Peonia le ascelle e i piedi poco prima di mezzanotte, e che potessero raggiungere la casa delle partorienti per trasformarsi e intrufolarsi in casa per uccidere i bambini.

La rosa delle streghe deve le sue proprietà narcotiche alla presenza della peonina, un alcaloide che allevia la tosse, l’ansia e lo stress, ma la pianta può anche uccidere se ingerita in quantità eccessive.

In tal caso può dare luogo a nausea, dolori addominali e può provocare l’aborto, e forse da qui, una delle associazioni con le streghe, dedite secondo alcune credenze all’assassinio dei neonati.

La Peonia è anche annoverata fra le piante velenose coltivate nel giardino di Medea (maga della mitologica greca). Eppure la letteratura è ricca di riferimenti positivi alla Peonia. Le citazioni nei libri antichi risalgono a 2.000 anni fa.

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Già il suo nome, derivante dal greco “paionia” significa “pianta che risana”, ed è legato all’episodio dell’Iliade in cui Peone, medico degli Dei, cura Plutone ferito da Ercole.

Secondo la mitologia greca Asclepio, maestro di Peone, tentò di assassinarlo per invidia, e per salvarlo il Re degli Dei Zeus lo trasformò nella pianta che porta il suo nome.

Le leggende legate alla Peonia non finiscono qui.

Secondo un’altra credenza, la pianta nacque nel luogo in cui la Dea Diana versò le sue lacrime dopo aver ucciso (per errore) il suo amato Orione.

Negli scritti di Ermete Trismegisto la Peonia è detta “pianta consacrata”, e la consacrazione avveniva legando al fiore un filo di seta grezza, un pezzo di pelle di foca e proseguendo secondo rituali magici.

Tornando al suo uso esoterico, sempre negli scritti greci, talvolta la Peonia viene chiamata “aglaophotis”, con riferimento al liquido rosso ottenuto dalla sua lavorazione, capace di proteggere e di allontanare i demoni, ma non bisognava coglierne la radice a mani nude, di giorno, pena la morte immediata (lo scrive Eliano).

Fra proprietà benefiche e oscure credenze, la Peonia è diventata simbolo della Sardegna dagli anni ’90, ed è purtroppo a rischio di estinzione.

E’ stata infatti inserita nella lista dell’Unione internazionale per la Conservazione della Natura e va preservata, ammirata e non raccolta. E poi, perché recidere tanta bellezza?
 
Autrice: Eleonora D’Angelo

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