Curiosità sul Carnevale Sardo

Affascinante, antichissimo, ardente.

È il Carnevale sardo, in cui si rievocano riti antichissimi e sfilano maschere ricche di simbologie.

Ecco alcune curiosità che lo riguardano.

Con le maschere del Carnevale sardo danza lo spirito più antico dell’isola. Si esibisce, ci vuole ricordare che è ancora vivo e che si muove tra di noi, ogni anno, per ricorrenza, nel mese di Febbraio.

Fra le curiosità che riguardano il Carnevale sardo una è abbastanza nota, ma non a tutti.

La vera festa in Sardegna comincia il 16 Gennaio (in alcuni Paesi anche prima), con i falò in onore di Sant’Antonio Abate che aprono ufficialmente il carnevale.

I falò sono spettacolari e coinvolgono le comunità locali come i turisti, curiosi di assistere al rito della celebrazione del fuoco, elemento di congiuntura tra il sacro ed il profano.

Avrete intuito che Il Carnevale sardo non è un carnevale tradizionale, come molti carnevali italiani.

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Affonda radici nell’antichità ed è caratterizzato da un’incredibile varietà di maschere, molte delle quali antropomorfe (ad esempio, i Mamuthones di Mamoiada, i Bòes e i Merdùles di Ottana).

Le maschere più conosciute non sono di certo le uniche.

I Mamuthones sono diventati un simbolo della Sardegna, così come Su Componidori di Oristano, con le sue affascinanti simbologie. Fra le altre sasti pensare a Sa Filonzana (“la filatrice”) maschera femminile interpretata da uomini che richiama le Parche del Mito Greco, oppure al suggestivo carnevale di Lula, con la maschera de Su Battileddu, e al carnevale di Lodè,con Sas Mascaras Nettas.

Ancora oggi, questo pantheon di animali, uomini, esseri e creature divine sfila con tutta la sua storia attraverso le antiche vie dei paesi. E lo fa a suon di campanacci, danze e passi che fan tremare la terra per ricordarci che ha ancora molto da raccontare.

Gli studiosi, tra cui Dolores Turchi, collegano il Carnevale sardo agli antichi riti in onore di Dioniso. Testualmente, da “Perché il Carnevale Sardo è Dionisiaco”?

“Di questo culto restavano i segni attraverso la gestualità degli individui mascherati,

l’abbigliamento, gli strumenti agricoli che si portavano dietro e sopratutto l’atteggiamento cupo e luttuoso, nonché la rappresentazione tragica di una morte e una rinascita simboliche.”

“Carrasecare, ovvero carre’e secare, nella lingua sarda ha un significato ben preciso, perchè il termine carre, diversamente da petza, designa esclusivamente la carne viva ed in particolare carne umana. Pertanto la parola carrasecare rimandava chiaramente all’antico rito dionisiaco che consisteva proprionel lacerare la carne viva, nel dilaniare i capretti e torelli nati da poco per rendere omaggio a quel dio bambino che era stato sbaranato dai Titani”.

Insomma, si trattava di riti propiziatori pagani.

Ecco perché, quando il cristianesimo vi entrò in competizione, la Chiesa cercò di limitare l’uso della maschere antropomorfe, specialmente quelle con le corna che, secondo quanto si credeva, evocavano il Diavolo.

In conclusione, il Carnevale sardo con le sue curiosità è un affascinante mosaico di storia della Sardegna. Sfida il tempo e offre un viaggio affascinante nel passato dell’isola celebrando la vita, la morte, la rinascita.

 

Immagine in evidenza: fonte. Touring Club Italiano