Salto di Quirra: la triste storia di un processo senza colpevoli

Non so voi, ma da anni ormai cerco notizie sull’excursus e gli esiti del processo che riguarda i veleni di Quirra. Parliamo del Salto di Quirra, in Sardegna, regione storica adibita a poligono militare delle forze armate nel lontano 1956, area che è rimasta sotto i riflettori per lungo tempo (e ancora oggi lo è) per una triste storia.

Avete mai sentito parlare dei “veleni di Quirra”? Se la risposta è affermativa, e come me avete seguito il processo che li riguarda, saprete anche che è un processo giunto al capolinea senza colpevoli. Oppure no?

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Ho sentito nominare il Salto di Quirra la prima volta in una canzone di Piero Marras. Si intitola “Quirra” e invito chiunque non abbia approfondito il tema delle basi militari in Sardegna ad ascoltarla.

Alcuni versi di un capolavoro sentito che parla diretto al cuore e va dritto al punto. Una canzone che, a mio parere, dà voce a chi non ha più voce. Urla lo strazio di famiglie atterrite dall’impotenza.

Si rivolge a chi, il proprio cuore, sembra averlo gettato oltre :

“Mi lacerò straziare il cuore dal silenzio dell’orrore
e lascerò che questa terra urli la sua verità.
Io sanguinerò per rivedere la tua vita,
quel tuo ultimo respiro, la sofferenza tua infinita.
Io sanguinerò per tutti i figli senza gloria
destinati a rimanere tra i tanti “omissis” della storia.
La storia, la storia…

E gira, gira il chiavistello… Cosa c’è dopo il cancello?
Ci sono i segni del mistero che mistero non è più.”

Le parole di Marras raccontano la lunga e triste storia dei “Veleni di Quirra”, che possiamo riassumere così.

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Il poligono militare del Salto di Quirra

basi militari in sardegna
Immagine gratuita b y Pixabay.

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Nel 1956 fu istituito il Poligono Militare di Quirra.

Il Governo decise di demanializzare i terreni che appartenevano ai pastori per consentire alle forze armate di svolgere esercitazioni militari.

Tuttavia, l’area non venne del tutto sottratta ai vecchi proprietari. Fu restituita in “concessione” con la sola interdizione alle persone nei giorni di esercitazione, il che vuol dire che il bestiame continuò a pascolare in quegli stessi terreni in cui restavano, inevitabilmente, i residui delle esplosioni.

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La sindrome di Quirra, incidenze tumorali e malformazioni

poligono salto di quirra
Immagine gratuita by Pixabay.

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A partire dagli anni 2000 si iniziarono a diffondere notizie di animali nati con gravi malformazioni. Inoltre, iniziò a crescere la preoccupazione fra la popolazione, riguardo all’incidenza di tumori tra i pastori che vivevano nelle vicinanze del poligono.

Nel 2010, una relazione redatta da due veterani dell’Azienda Sanitaria Locale (ASL) certificò questa inquietante situazione. A quel punto, il procuratore Domenico Fiordalisi avviò un’indagine contro ignoti per presunto disastro ambientale.

In seguito al suo intervento, il poligono venne sequestrato ma le attività militari proseguirono senza interruzioni.

Venne ordinata la riesumazione di 18 pastori deceduti, e quale fu l’esito?

L’analisi delle ossa rivelò una concentrazione di metalli e elementi radioattivi molto al di sopra della media. Si parlò di valori di torio sei volte superiori alla norma, e in alcuni casi, di valori di altri elementi radioattivi venti volte superiori alla norma.

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Il corso delle indagini a Quirra

La “sindrome di Quirra” e le indagini del Procuratore Fiordalisi portarono alla luce tutta una serie di gravi questioni legate all’uso di uranio impoverito.

Il procuratore venne chiamato a testimoniare davanti alla seconda Commissione parlamentare dedicata al tema e riportò «l’illecito smaltimento di tutte le bombe obsolete provenienti da tutti gli arsenali dell’aeronautica militare – fatte passare come – prove tecniche di test esplosivi, esercitazioni di artificieri, che invece nascondevano vere e proprie opere di smaltimento di rifiuti».

Come se non bastasse, arriviamo al 2011, anno in cui il militare di leva Mauro Artizzu venne intercettato mentre parlava dei brillamenti. Anche se in seguito negherà il contenuto delle intercettazioni, affermò che tutte le armi, non solo sarde ma provenienti da tutta Italia, venivano fatte brillare in un’enorme buca.

Dagli atti del processo: «Il posto intorno diventava bianco», proseguiva Artizzu, “che ne so, nel mese di Maggio, come se avesse nevicato! Ce l’hai presente un pezzo di gommapiuma? Però era pesante».

Da ultimo, il procuratore Fiordalisi informò la Commissione parlamentare sulla presenza di elementi tossici come il torio all’interno del sistema di guida dei missili anticarro Milan, fabbricati fino al 1999.

Durante l’uso, il torio si disperdeva nell’ambiente sotto forma di nebulizzazione. Tale sostanza è stata considerata più pericolosa dell’uranio impoverito, a causa della sua capacità di generare particelle alfa durante il decadimento, che possono causare danni al DNA delle cellule.

Tirando le somme, a cavallo tra il 1987 e il 2000, nel Salto di Quirra sono stati sparati almeno 1.187 missili Milan.

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L’esito del processo sui “Veleni di Quirra”

I comandanti processati per i veleni e la “Sindrome di Quirra” sono stati assolti tutti, senza eccezione.

Il processo di primo grado è durato 8 anni, ma al suo termine la giudice monocratica del Tribunale di Lanusei, Nicoletta Serra, ha ritenuto che il fatto non sussiste. L’accusa riguardava eventuali omissioni aggravate di cautele contro infortuni e disastri.

Nel caso specifico, il non aver interdetto l’accesso della popolazione al territorio del poligono e non aver dotato i militari dei necessari dispositivi di protezione per maneggiare le sostanze di risulta delle esplosioni.

Numeri alla mano, nel Salto di Quirra si contano 167 ammalate di tumori e leucemie durante gli anni di attività del poligono, bambini e bestiame nati malformati nonché un disastro ambientale tangibile.

Nel 2013, il giudice Nicola Clivio commissionò una nuova perizia a Mario Mariani del Politecnico di Milano, che contraddisse le accuse del procuratore negando il disastro ambientale a Quirra.

Di conseguenza, il processo fu notevolmente ridimensionato, focalizzandosi solo sulle omissioni di cautele. Dopo un’interruzione di due anni dovuta alla tardiva costituzione della parte civile della Regione Sardegna, il processo è giunto alla sua conclusione.

Per maggiori informazioni sui danni provocati dalle basi militari in Sardegna:

Associazione Gettiamo Le Basi
A Foras

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